Cos’è il monkeypox o vaiolo delle scimmie?

Si tratta di un’infezione trasmessa dagli animali all’uomo, già conosciuta e diffusa in Africa e causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo (monkeypox virus), ma che si differenzia da questo per la minore trasmissibilità e gravità della malattia che provoca.

 Il nome deriva dalla prima identificazione del virus, scoperto nelle scimmie in un laboratorio danese nel 1958. In seguito il virus è stato identificato per la prima volta come patogeno umano nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo.

Qual è la situazione attuale?

Negli ultimi anni la malattia nell’uomo è stata registrata principalmente in Africa centrale e occidentale ma alcuni casi sporadici sono stati tracciati già anni fa negli Stati Uniti, in Israele, a Singapore e in Gran Bretagna, sempre collegati a viaggi o trasporto di animali da aree a rischio.

Dal 13 al 21 maggio 2022 sono stati segnalati all’organizzazione mondiale della sanità casi di monkeypox umani in 12 Stati Membri, in cui la malattia non è endemica. Alcune decine di casi sono stati segnalati in paesi europei fra cui ad oggi, 27 maggio 2022, in Italia, in questo ultimo periodo, sono stati registrati 9 casi.

Come si trasmette questa infezione?

L’Istituto Superiore di Sanità spiega che il virus non si trasmette facilmente da persona a persona. La trasmissione umana è legata principalmente al contatto stretto con i fluidi corporei o con le lesioni cutanee di una persona infetta. Ci si può infettare anche attraverso goccioline respiratorie, saliva mediante contatto prolungato faccia a faccia o con oggetti contaminati (lenzuola, vestiti…). I dati ad oggi disponibili e la natura dello lesioni suggeriscono che il virus possa essere trasmesso attraverso   rapporti intimi.

Quali sono i sintomi?

Nell’uomo si presenta con febbre, dolori muscolari, cefalea, rigonfiamento dei linfonodi  stanchezza e manifestazioni cutanee quali vescicole, pustole, piccole croste.

La malattia si risolve spontaneamente in 2-4 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche; possono venir somministrati degli antivirali quando necessario. Fino a questo momento la maggior parte dei casi ha avuto sintomi lievi con un decorso benigno . Tuttavia, il vaiolo delle scimmie può causare una malattia più grave in alcuni gruppi di popolazione particolarmente fragili quali  bambini, donne in gravidanza e persone immunosoppresse.

Il vaccino contro il vaiolo mi protegge?

Secondo una circolare del Ministero della salute è possibile che le persone che non sono state vaccinate contro il vaiolo (vaccinazione abolita in Italia nel 1981) siano a maggior rischio di infezione con il monkeypox per l’assenza di anticorpi che, per la similitudine del virus del vaiolo con il monkeypox, possono essere efficaci a contrastare anche questa virosi, (cfr. circolare Ministero salute del 25/05/2022).

Quali sono le raccomandazioni?

Le raccomandazioni prevedono di restare a casa a riposo qualora insorga la febbre e di rivolgersi al medico di fiducia in caso di comparsa di vescicole o altre manifestazioni cutanee.

Come prevenzione, è importante evitare il contatto stretto con persone con sintomi (febbre, rigonfiamento dei linfonodi, lesioni cutanee in particolare vescicole o croste), comportamento utile a prevenire anche altre infezioni.

Secondo l’ultima circolare del ministero della Salute “I contatti devono essere monitorati almeno quotidianamente per l’insorgenza di segni/sintomi riferibili a MPX per un periodo di 21 giorni dall’ultimo contatto con un paziente o con i suoi materiali contaminati durante il periodo infettivo.

Segni/sintomi includono mal di testa, febbre, brividi, mal di gola, malessere, astenia, mialgia, mal di schiena, eruzione cutanea e linfoadenopatia.

I contatti asintomatici non devono donare sangue, cellule, tessuti, organi, latte materno o sperma mentre sono sotto sorveglianza. Durante i 21 giorni di sorveglianza i contatti di caso MPX devono evitare contatti con persone immunodepresse, donne in gravidanza e bambini di età inferiore ai 12 anni.

Fonti per l’articolo: Istituto Superiore di Sanità. La foto di copertina è dal Messaggero

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